Il vice direttore dell’Istituto Jean Jacques Rousseau di Salerno fa il punto sulle attuali regolamentazioni nelle scuole e sulle possibili conseguenze emotive delle restrizioni in vigore

«Mi rivolgo idealmente al Primo Ministro e al Ministro dell’Istruzione ad avere uno sguardo benevolo verso i bambini e le loro famiglie. Come in tutta la società si stanno allentando le restrizioni, occorre che questo ammorbidimento avvenga anche nelle scuole». Questo il sentito appello di Piermarco Raniero Fiore, vice direttore dell’istituto salernitano Jean Jacques Rousseau, dopo quasi due mesi dal rientro in classe per il nuovo anno scolastico.

«Il premier Draghi – prosegue Fiore – ha giustamente ricordato solo una manciata di giorni fa che la situazione epidemiologica del nostro Paese è in evidente miglioramento, che possiamo perciò iniziare a sperare che la fine di questo incubo sia finalmente in vista. Mi piacerebbe però capire per quale ragione queste considerazioni non creino alcuna ricaduta sulla scuola. Di fatto le restrizioni persistono quasi nello stesso modo rispetto alla fine dello scorso anno scolastico».

Un singolare controsenso, al netto del vincolo vaccinale dei docenti, di cui Piermarco Raniero Fiore ha deciso di farsi portavoce locale: «L’opinione pubblica ha scarsa consapevolezza delle restrizioni a cui gli alunni e i loro genitori sono sottoposti a partire dalla scuola dell’infanzia. Dall’impossibilità di condividere il materiale scolastico, al ricorso obbligato a pesantissimi zaini perché è ancora vietato lasciare materiale a scuola, passando per queste mascherine da togliere e mettere durante l’intervallo a seconda del luogo in cui si svolge la ricreazione. Tutti accorgimenti legittimi, ma ormai eccessivamente rigidi. Di questo passo rischiamo di trovarci una generazione protetta dal virus, ma colpita da più gravi conseguenze sul piano mentale ed emotivo. La scuola non è un focolaio. Questa considerazione non è il prodotto di valutazioni personali, ma una verità scientifica generale acquisita e riconosciuta. I bambini, i ragazzi, le famiglie, gli insegnanti, la scuola tutta meritano ben altra attenzione».